La crisi del petrolio non accenna ad arrestarsi. Il vertice di Doha, che avrebbe dovuto sigillare un accordo tra i produttori per congelare i prezzi ed evitare un ulteriore calo, è fallito, e ora bisognerà aspettare il nuovo meeting OPEC di giugno per capire se ci saranno novità.
Il calo dei prezzi del greggio ha portato una crisi senza precedenti in vari paesi produttori, come il Venezuela, ultimo in ordine di tempo ad essersi lamentato dei prezzi dell’oro nero, che sono troppo bassi.
Il paese del Sud America è uno dei più grandi produttori di petrolio, ma la crisi scatenata dall’Arabia Saudita ne ha messo in evidenza i limiti e gli sbagli passati. Invece che usare il greggio per crescere, a Caracas lo hanno usato per finanziare la corruzione, per sostenere i paesi dell’area caraibica e, in generale, senza una mentalità professionale.
E dire che si sarebbe potuto fare molto di più. Il paese non ha investito nella tecnologia di estrazione e raffinazione, per accorgersi solo oggi che riuscire a raffinare questa materia prima ha un costo non da poco, e i prezzi bassi mettono in evidenza un’economicità che non c’è più.
Eulogio Del Pino, primi ministro del Venezuela, ha detto che teme un ulteriore calo dei prezzi, cosa che potrebbe far collassare tutto il mercato, se non si dovessero trovare degli accordi sul congelamento dei livelli di produzione.
I rischi sono legati, oggi, ad un incremento della produzione da parte della Russia. Proprio da Mosca fanno sapere che non sono mai stati pronti, né disposti, a tagliare la produzione di greggio, e che anzi, oggi potrebbero ancora portarla in alto (il che farebbe scendere il valore del greggio).
Le dichiarazioni del Cremlino hanno il sapore della sfida, quella tra Arabia e Russia, due paesi che la crisi del petrolio ha chiaramente messo uno contro l’altro.
E’ anche per questo che Obama, di recente, è andato a Riyad, per cercare di trovare una soluzione globale.
L'articolo Crisi del Petrolio: i prezzi sono al collasso sembra essere il primo su MondoForex.