Un modello ormai familiare per quanto riguarda l’OPEC si è mostrato nelle ultime ore dopo che il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha detto che i grandi produttori di petrolio sono vicini all’aggiudicarsi una modifica dei livelli di produzione del greggio, come cercato da tanto tempo.
Si tratta di una delle più recenti valutazioni ottimistiche su una potenziale modifica all’offerta di greggio da parte dei paesi esportatori di petrolio. Ma i commercianti e gli analisti vedono sempre di più le dichiarazioni come una manovra dell’OPEC per sostenere i prezzi a breve termine.
Bisognerebbe sempre prendere sul serio i grandi produttori quando parlano di tagli alla produzione, ma gli investitori oramai si rendono conto che sono per lo più solo chiacchiere cui non seguono quasi mai dei fatti concreti.
Pochi analisti ed investitori ritengono che l’OPEC arriverà ad un accordo significativo ad Algeri, e si pensa che alcuni funzionari stiano rilasciando dichiarazioni semplicemente per mantenere un pavimento solido sotto i prezzi, che sono affondati a meno di 28 dollari al barile quest’anno e sono rimasti ostinatamente a meno di 50 dollari al barile.
L’Opec deve rendere i prezzi sicuri ed evitare che essi possano cadere al di sotto di un certo livello ed è per questo motivo che deve parlare e parlare.
La strategia in questione è probabilmente l’ultima freccia nella faretra dell’OPEC. Quando anche questo non funzionerà più, allora sarà costretto a regolare la produzione per soddisfare la domanda globale. Ma un boom del petrolio americano ha reso la produzione dell’OPEC meno rilevante sui prezzi e alcuni membri del cartello, come l’Arabia Saudita, sono in competizione ferocemente con gli States e con gli altri membri per mantenere la loro quota di mercato pompando petrolio a pieno ritmo.
Le divisioni interne, la rivalità geopolitica per il potere in Medio Oriente, hanno fatto raggiungere un consenso difficile all’interno del cartello.
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